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I PERSONAGGI E LA STORIA
Marco Tullio Cicerone
Cristina di Svezia
Alfred Dreyfus
LA REGINA E L'ALCHIMISTA
Borri: Vi preferisco scettica che devota. La luce, vi darà la vita eterna, altro che la morte in un miserabile e fosco giorno del ‘600. Non siate donnetta ma filosofa siate! Da quando in qua la morte vi spaventa? Cristina: Da quando, la sua ombra fa coppia con la mia sui muri di questo palazzo. E la luce che illumina l’ombra della morte, non so da dove venga. Non vedete, amico mio, sul mio viso i segni della fine!? Sono questi i segni che la Cometa mette a giorno. All’approssimarsi della morte la filosofa che io credevo d’essere, lascia il posto ad una donnetta superstiziosa. Il mio corpo si vendica.
DREYFUS
Madaleine Levy Dreyfus: Lei è così, la Germania è così, la Francia è così, e il vostro comportamento è colpa nostra! Siamo noi la causa di tutta la crisi finanziaria, noi che muoviamo alla corruzione, al ladrocinio e alla degenerazione dei costumi, e infine alla guerra. Come sarebbe bello, buono pulito, il mondo se gli ebrei non vi portassero tutto il male di cui sono capaci! Eppure tutte quelle società che non li hanno non sono meno crudeli e criminali dove questi vivono liberi. Come spiega tutto questo male anche dove noi non ci siamo?
CICERONE o IL REGNO DELLA PAROLA
Quinto: I negozi sono chiusi. Le strade sono diventate deserte e la gente si è chiusa in casa. Cicerone: Quello che faremo anche noi, per ora. Triste sorte per Cesare ambire ad essere il Padre della patria, e avere il figlio tra i suoi assassini. Teocrito: Da noi in Grecia, così dice la storia: tra i tiranni molti hanno ammazzato i propri figli, molti dai figli sono stati assassinati, e fratelli si sono uccisi. A molti invece, le mogli o i compagni i più devoti hanno tolto la vita, e tutto per impadronirsi del potere. Quinto: Teocrito, non è il momento per filosofeggiare. Cicerone: Al contrario. Noi lottiamo per la concordia, il buon senso, non per il potere. Mio caro fratello quanto c’è da imparare da quanto si è già appreso. Quinto: Parlerai al Senato? Cicerone: E’ morto Cesare nessun discorso potrebbe riportarlo in vita, ne ucciderlo di più. Roma si è mutata e noi pure staremo muti ad ascoltare. Se poi, qualche parola la dovremo pur dire, sarà di prammatica, di circostanza, di buona politica cioè.