La Shoah dell'Arte. IV edizione
Ingresso libero
Il fascismo prima e il nazismo poi sono stati contrassegnati dalla ricerca di uno spazio inteso come spazio di espansione in senso imperialista. All’interno di questi spazi, che condussero alle varie guerre prima e dopo la II Guerra Mondiale, c’è lo spazio della città. Lo spazio urbano ha visto sorgere delle imponenti strutture architettoniche in progetti di ristrutturazione urbanistica mentre si andava edificando lo spazio simbolo del secolo breve: il lager nazista. Mastodontiche costruzioni neoclassiche e futuristiche hanno così convissuto con lo spazio angusto di quella che fu la baracca del lager. Una simmetria inquietante e in tutti e due i casi la persona veniva cancellata o dalla magniloquenza costruttiva o dall’essere ammassata in pochi centimetri quadrati. Il lager come città -industria dell’annullamento e come specifica architettura della Shoah, insieme alla città monumento vivente del potere. E a guerra finita si arriverà alle architetture della memoria. Il ruolo degli architetti fu molto importante, basti pensare ad Albert Speer e alla sua influenza su Hitler, oppure a Lodovico Barbiano di Belgiojoso, che finì recluso a Mathausen, nel lager di Gusen in Austria, di cui lasciò le memorie nel libro Notte, Nebbia. Racconto di Gusen. Programma
Coordina Emanuela
Garrone
chitarra
Marco Salvatori
Architetture della
Shoah
di
Aleph Dance Company
Info pubblico
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